lunedì 21 gennaio 2013

Il giocattolaio - Stefano Pastor

Titolo: Il giocattolaio

Autore: Stefano Pastor

Editore: Fazi, 2012

Prezzo: € 9,90 - versione ebook € 2,99

Pagine: 397









Massimo: ha undici anni e si è appena trasferito in un quartiere ormai in stato di decadenza, dove abita lo zio. Il bambino è rimasto orfano di madre e il padre non può più occuparsi di lui per cause di forza maggiore (verranno svelate poi). In ogni caso, Massimo non vuole più avere niente a che fare con suo padre e dopo quello che ha passato fino a quel momento, la sua ciliegina sulla torta è rappresentata da uno zio alcolizzato che, ovviamente, quando è sbronzo dà il meglio di sé.
Mina: ha quindici anni e vive praticamente da sola. Togliamo pure il praticamente. Dalla morte della madre, suo padre prende a fare viaggi di lavoro sempre più lunghi e ad accorciare sempre di più le puntatine a casa tra un viaggio e l’altro. La ragazza non dimostra gli anni che ha: è molto matura, risoluta, determinata, combattiva. Odia le ingiustizie del mondo e sente di dover in qualche modo fare la sua parte e aiutare, di volta in volta, chi è nei guai, chi ha problemi o chi semplicemente è più debole o ha un maggiore bisogno di aiuto e di avere qualcuno vicino. A causa di questa sua – anche – testardaggine buona, si caccia lei stessa, spesso, in situazioni che una ragazza di quell’età non dovrebbe sostenere e che probabilmente neanche un adulto sarebbe capace di affrontare.
Jon: ha sedici anni ed è da poco arrivato nel quartiere. I suoi nonni, che si occupavano di lui, sono morti e ora il ragazzo si ritrova come un nomade a girovagare e a spostarsi di luogo in luogo, cercando un lavoro e il modo di sopravvivere. All’inizio è abbastanza insicuro e sospettoso. L’inizio della sua avventura nel quartiere non è dei migliori, ma non immagina cosa lo aspetterà.
Il ragazzo incontra Peter(soprannome): l’uomo che gli offrirà un alloggio. Mina, in amicizia, lo chiama Peter Pan: un adulto in realtà mai cresciuto. Un individuo ingenuo all’inverosimile e fiducioso nel prossimo come solo un bambino sa essere. Ha un negozio di giocattoli ereditato dai genitori, diventato un banco dei pegni caduto in quasi disgrazia. Ormai nessuno va più lì e, come se non bastasse, ultimamente si spargono voci sul fatto che Peter importuni i bambini. Jon, infatti, viene messo in guardia da un altro ragazzo e così all’inizio non si fida affatto dell’uomo e si sente a disagio. Dovrà cambiare idea e rendersi conto che la realtà è molto diversa. Le voci su Peter sono alimentate anche e soprattutto dalla piccola serie di bambini scomparsi ultimamente dal quartiere e mai ritrovati. Due più due e, tac, la gente ha decretato il colpevole.

Un giorno Massimo incontra un altro bambino, Marco, che gli spiega di questi ultimi avvenimenti. Qualcuno sta rapendo, torturando e uccidendo dei bambini e lui vuole trovare i cadaveri. Massimo non vuole crederci e pensa che l’amico voglia solo spaventarlo. Si dovrà ricredere quando assiste, di nascosto, al ritrovamento puramente casuale del cadavere dell’ultimo bambino scomparso da parte di Mina e Jon. All’inizio la strada del bambino è separata da quella dei ragazzi, non si conoscono neppure, ma nelle tragedie che avranno luogo in quel quartiere finiranno per intrecciarsi inesorabilmente.
Mina decide di cominciare ad indagare sui fatti e nel frattempo Massimo stringe amicizia con Marco, che lo invita a casa sua e gli fa conoscere suo padre. Una casa magnifica, un padre magnifico. Marco ha tutto ciò che un bambino desidera. Ben presto, però, Massimo si renderà conto che quella superficie così perfetta nasconde qualcosa e capisce che non potrà più tornare indietro…


Ok, basta. Altrimenti, se leggerete il libro, non ve lo godrete. Non posso rivelare nulla.

E dunque! Vado subito al nocciolo, ora: questo libro mi è piaciuto ed è stato decisamente una piacevole sorpresa. Ammetto che riuscivo difficilmente a posare il mio Kobo Glo – yay! Il primo collaudo. Il primo ebook che leggo e il verdetto è piacevolmente positivo – per fare qualcos’altro.

Il libro incuriosisce fin dall’inizio e pagina dopo pagina mi ha catturata sempre più, fino a tenermi incollata. Si intuisce da subito di avere tra le mani una storia che farà emozionare, nel bene e nel male, e andando avanti si hanno numerose conferme. Il ritmo della narrazione va avanti spedito alla velocità giusta. Dà modo di godersi situazioni, personaggi, azioni, descrizioni e allo stesso tempo di essere travolti da un colpo di scena dopo l’altro. Soprattutto nell’ultimo terzo del libro. Quando sembra di poter tirare un sospiro di sollievo, si torna invece in un baratro sempre più grande. È un vortice in declino verso l’inferno e in crescendo nella narrazione.
Questo libro è senz’altro pregno di umanità. Vari tipi di umanità. Forse è anche per questo che Pastor riesce così bene nella caratterizzazione psicologia e personale dei personaggi: li fa agire più come persone che come stereotipi, tranne un paio di momenti verso la fine, che mi hanno fatto storcere il naso.
Assistiamo impotenti a situazioni di violenza e a cose che un bambino non dovrebbe mai vedere né subire. Che nessuno dovrebbe. Ciò nonostante, riesce a raccontare situazioni estreme senza far sentir male lo spettatore.
L’autore riesce a trasmettere tenerezza, angoscia, rabbia, nervoso per tutto quello che succede in quel quartiere e che nessuno sembra capire o vedere. Tutto sotto gli occhi di tutti, ma ben nascosto. Perché è così che agiscono i mostri: si fingono agnellini, si fingono perfetti. Ed è proprio sotto quella bontà e perfezione che si nasconde il male insospettabile.
I personaggi compiranno, parallelamente alle loro avventure, disavventure e vere e proprie tragedie, un percorso di crescita interiore. Da notare come Massimo, Mina e Jon siano in realtà già cresciuti fin dall’inizio, quasi adulti, ognuno a modo proprio, a causa dei loro trascorsi. Nonostante questo si dovranno scontrare con la parte concreta del male e delle sue conseguenze. Con la negligenza e l’omertà della gente e con la sufficienza con cui vengono trattati, quando cercano di chiedere aiuto, da adulti  e figure “autorevoli” come poliziotti e carabinieri, per esempio. Le crociate di Mina continueranno senza pietà e combatterà insieme a Jon e il timido e impaurito Peter, intrecciando le loro vite a quelle di Massimo per il quale, alla fine, i tre saranno la sua unica speranza.
Una delle cose che ho apprezzato, sempre riguardo ai personaggi e il loro muoversi all’interno della storia, è il contrasto tra le tre figure di Massimo, Mina e Jon e quelle degli adulti, in particolare lo zio di Massimo e il padre di Mina. Peter è un discorso a parte. I tre ragazzi infatti, tutto sommato, sono ancora piccoli. Sono loro quelli che vanno protetti, non spetterebbe a loro fare gli adulti e prendersi determinate responsabilità. Dall’altra parte invece, si muovono degli adulti cresciuti secondo l’anagrafe, ma che in realtà non dimostrano di fare il proprio dovere o ciò che è giusto. Non si prendono le responsabilità nei confronti dei ragazzi, non li proteggono e dimostrano di non sapersi relazionare con loro.

Posso solo consigliare la lettura di questo thriller, che definirei a tratti horror, credetemi. Penso che Pastor sappia scrivere bene, catturare, coinvolgere. Il suo stile è comunque lineare, chiaro, non prolisso. Penso che potrei consigliare questo libro senza esitazioni a chiunque ami leggere e abbia voglia di una lettura emozionante.


2 commenti:

  1. Bellissima recensione!! :) Anche a me è piaciuto tanto questo libro!! (Poi io amo il genere thriller!! :D)
    Un saluto!
    PS: Anch'io ho un blog che parla di libri!! Ti lascio il link in caso tu abbia voglia di passare a dare un'occhiata: http://libri-ehr.blogspot.it/

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  2. Oh, grazie! Gentilissimo :) (o gentilissima? Perdonami, dal nickname non capisco quale declinazione dovrei usare, ma poco importa ^_^)
    Ricambio il saluto e ti ringrazio per avermi lasciato il link del tuo blog. Farò certamente una visitina!
    Sai, anche io mi sto appassionando del genere, anche se si può dire che tutto sommato io sia ancora una neofita. È passato solo un paio d'anni, infatti, da quando ho avuto forse il primo approccio serio con questo genere, leggendo la Millennium Trilogy di Stieg Larsson. Da allora non l'ho più lasciato. Ha allargato ulteriormente i miei orizzonti di lettura ;)

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